domenica 17 aprile 2022

Pupi moderni senza onore

Nell’era della tecnologia e della multimedialità parlare dell’Opera dei Pupi significa ritornare indietro in un luogo sbiadito del nostro passato e rievocare in noi colorate immagini di altri tempi: teatrini polverosi e piazze gremite di gente in attesa, in cui il vocio incessante, fatto di urla e risate fragorose, si mescola, fondendosi in un unico frastuono, con il rumore metallico delle armature di valorosi eroi che combattono nell’eterna lotta tra bene e male.

Questa nostra antica tradizione, affonda le sue origini nella Spagna del 500, successivamente si diffuse nell’Italia meridionale, prima a Napoli e poi qui in Sicilia tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Grazie alle storie raccontate dai Cantastorie, artisti girovaghi che narravano temi epici avvalendosi di musica e canto, e dai Cuntastorie (dal dialetto, U Cuntu: racconto), che invece narravano usando solamente le diverse intonazioni della voce e aiutandosi con la postura del corpo.

Questo fascinoso teatrino di marionette, denominate in dialetto Pupi, dalla parola latina Pupus, bambino, per la sua importanza nella nostra cultura popolare, è stato riconosciuto dall’Unesco come Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’Umanità.

Lo storico Giuseppe Pitrè racconta che lo spettacolo dei Pupi era un avvenimento molto atteso per il popolo siciliano, che accorreva nelle piazze dove venivano allestiti dei piccoli teatri, e i Pupari, rappresentavano le storie prolungandole per più serate per accrescerne l’attesa. Esse venivano preannunciate da un Cartello, posto dinanzi alla porta del teatrino, che nella nostra tradizione catanese rappresentava la scena principale in primo piano.

E i testi tramandano che l’iniziatore a Catania fu Don Gaetano Crimi il quale aprì il suo primo teatro nel 1835.

I singoli protagonisti, Rinaldo, Orlando, Ruggero, Ferraù, Carlo Magno e i suoi paladini, con le loro armature riccamente decorate e attraverso i loro combattimenti, vivevano delle avventurose storie tratte dalla letteratura epico-cavalleresca di origine medievale, il ciclo carolingio, oppure da opere come l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Ma anche vicende religiose legate alla Passione di Cristo e alla vita dei Santi e ancora le imprese di Garibaldi e le storie dei briganti.

Anche se esiste una differenza di dimensioni tra i Pupi catanesi, più grandi e più pesanti, e quelli palermitani più piccoli e più agili nei movimenti, entrambi hanno affascinato sin da subito, il popolo con la rappresentazione di storie di dame e cavalieri, santi e angeli, amori e tradimenti, duelli e battaglie. Essi, con le loro mirabili azioni, riproponevano valori morali eterni che si riflettevano negli stili di vita dei siciliani e al tempo stesso trasmettevano codici di comportamento tipici degli eroi cavallereschi come il senso dell’onore, la difesa del debole e del giusto e una particolare devozione per la fede.

Ognuno di questi personaggi, pur nelle loro differenze caratteriali, diviene nel tempo espressione di giustizia e di quell’anelito di libertà a cui il popolo siciliano non ha mai rinunciato.

I pupi, ripercorrono vicende storiche reali e, con le loro gesta eroiche, trasmettono una saggezza profonda che racchiude in sé e perpetua principi universali che rendono le loro vicende esempi da seguire e non banali storie di potere o di vantaggio personale poiché tutte le loro azioni sono animate dai più alti e nobili sentimenti. Sentimenti che ci spronano e ci ricordano che al di là dello scontro visibile, ognuno di noi ha il dovere di combattere ogni giorno per la propria battaglia invisibile, quella che facciamo dentro di noi per difendere i nostri ideali, il nostro credo, ma ci incitano costantemente, attraverso il loro eroismo, a lottare con onore e con il massimo rispetto verso i valori umani, mostrandoci una visione etica del mondo.

Ma, in questo particolare momento storico, se lasciamo questo nostro passato e volgiamo lo sguardo al nostro presente veniamo catturati da un altro teatro in cui si muovono Pupi moderni senza onore. Veniamo avviluppati da una ben diversa rappresentazione, fatta da una fitta ragnatela di immagini che scorrono veloci sullo schermo dei nostri televisori, e che quotidianamente ci presentano, con efferata spudoratezza, lo spettacolo della prevaricazione e della sopraffazione.

Il rispetto per la vita viene frantumato dalle migliaia di schegge impazzite che sventrano l’esistenza di uomini, donne e bambini, l’onore viene seppellito nelle profondità delle macerie provocate dai bombardamenti e la brama di potere e di dominio di pochi viene sbandierata come una conquista in nome della libertà.

E la nostra umanità viene messa a tacere dai continui messaggi di odio, di incitamento a gioire della morte altrui, dell’ipotetico nemico, in una sorta di effimera giustificazione e troppo spesso ci dimentichiamo che siamo tutti Uomini.

Tutti partecipiamo della stessa energia dell’universo e niente e nessuno può arrogarsi il diritto di spezzare questa nostra armonia e precipitarci in una disumana bestialità perché la vera essenza di tutta la nostra esistenza è racchiusa in una celeberrima terzina:

“Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.

Pupi moderni senza onore

Nell’era della tecnologia e della multimedialità parlare dell’Opera dei Pupi significa ritornare indietro in un luogo sbiadito del nostro pa...