lunedì 21 febbraio 2022

Essere donna è una colpa

La nostra società, di ieri come oggi, è, purtroppo, troppo spesso, costellata di storie di donne svilite dalla presunta superiorità di uomini rispettabili che, eredi di una cultura maschilista, ben annidata tra i loro convincimenti perbenisti, relazionano con loro oggettivandole.

La donna è solo un oggetto su cui poter esercitare il proprio possesso e scaricare le proprie pulsioni.
Così come lo è la giovane contadina protagonista della novella “Tentazione” di Giovanni Verga, scrittore verista che ha analizzato con lucida crudezza sentimenti e passioni radicati in un nodo indissolubile con l’anima selvaggia della nostra terra.
Nel breve racconto, i tre giovani, Ambrogio, Carlo e il Pigna, dopo aver bevuto ed essersi divertiti a una festa serale a Vaprio nei pressi di Milano, tagliano per i campi in modo da raggiungere la stazione dei tram. Ma lungo la strada incontrano una giovane contadina e, dopo aver scherzato con lei, afferrati da un incontrollabile desiderio sessuale, la stuprano e, per paura di essere denunciati, la strangolano. Sprezzanti di fronte alla ragazza a terra senza vita, le tagliano la testa per nascondere il corpo in una fossa.
I tre uomini non mostrano alcuna pietà e, diventano, essi stessi, emblema di una visione degradata della donna e del valore della sua vita. Pur non essendo dei criminali, pongono in primo piano solo l’istinto primordiale di possedere, cedono alle proprie pulsioni e si trasformano in stupratori e assassini. Rafforzati l’uno dalla brutalità dell’altro nell’illusione che la violenza di gruppo possa in qualche modo annullare ogni responsabilità individuale.
E, nella nostra moderna società, nulla sembra essere cambiato dai tempi del Verga, ogni qual volta si verifica uno stupro di gruppo. Quando il branco accerchia e attacca la propria preda, l’oggetto del proprio desiderio, ogni singolo membro acquista forza dall’unione con gli altri, crede di trovare protezione nel gruppo, senza rendersi conto che in realtà si tratta di una sconfitta per la propria identità di uomo.
In passato come oggi.
I tre ragazzi del racconto incarnano la mentalità maschilista dell’uomo di tutti i tempi, che vede nella donna una tentazione, un pericolo per sé.
“Era un bel tocco di ragazza, di quelle che fan venire la tentazione a incontrarle sole” scrive Verga.
Un pregiudizio maschile che domina da tempi immemori e che attribuisce a ogni donna la colpa atavica di Eva, la prima donna che tentò Adamo e lo portò a commettere il peccato originale condannandolo alla morte.
Così l’uomo proietta nella donna i propri desideri, li giustifica e la stigmatizza come tentatrice.
La figura femminile de “la Lupa” di Verga per il solo fatto di avere “un seno fermo, delle labbra fresche e rosse e di indossare una gonnella” viene emarginata dalla comunità e considerata come una “cagnaccia”.
Essere femmina è di per sé una colpa, ancora oggi, tutte le volte che la vittima paradossalmente viene accusata di aver indotto al comportamento sbagliato con un abbigliamento provocatorio. In uno scambio perverso di ruoli, la donna diviene carnefice di uomini- vittime della sua presunta tentazione. L’identità della donna viene degradata a un oggetto, mentre quella dell’uomo si trincera dietro false motivazioni che legittimano le sue azioni e non la intaccano. La donna perde la propria dignità due volte, la prima quando il suo corpo è stato utilizzato per soddisfare istinti animaleschi, la seconda, quando viene lacerata da una società che invece di proteggerla, la colpevolizza.
Ma essere donna significa affermare se stessa con le proprie emozioni e i propri pensieri, per non arrendersi di fronte a questi comportamenti vessatori e limitanti della proprie libertà. E nonostante oggi la maggior parte abbia raggiunto un’indipendenza economica, e tutte hanno visti riconosciuti i propri diritti, nel 1946 le donne votarono per la prima volta in Italia, nel 1948 la Costituzione stabilì l’uguaglianza tra i sessi e nel 1975 una legge decretò la parità di diritti tra marito e moglie, ancora, nella nostra società proiettata verso un futuro d’avanguardia, esistono arcaiche sacche di mentalità maschilista in cui la donna è continuamente soggetta a pregiudizi, radicati in convinzioni difficili da estirpare come se alcuni uomini avessero ancora paura di essere delegittimati nella propria mascolinità di fronte alle capacità femminili.
Ma ogni donna possiede in sé la forza di continuare a lottare perché come ha affermato Oriana Fallaci:
“Essere donna è così affascinante, è un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai”.

Lady Lilith, di Dante Gabriel Rossetti (1866–1873), Delaware Art Museum.

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